E SE LO STATO FACESSE L’IMPRENDITORE NEL SOLARE E NON SOLO NEL GAS?
Andrea Crosetti, Power Portfolio Manager di MET Energia Italia, interviene su un tema di forte attualità.
Abbiamo avuto modo di sperimentare negli ultimi mesi, e ancora lo faremo per un bel periodo di tempo, diverse forme di “aiuto”, sotto varie forme ma comunque riconducibili al denaro, che i vari Governi dei vari Paesi hanno messo in campo, e ancora metteranno, a supporto delle locali economie reali.
Che si chiami PNRR, dl sostegni, dl aiuti, o forme di detassazione, decontribuzione, tagli del costo del lavoro, sempre di risorse economiche che l’entità statale, ovvero la collettività, fornisce, direttamente o meno, a imprese, pubbliche amministrazioni, o privati cittadini.
Detto questo, perché non sfruttare il momento particolare dei mercati dell’energia che definire “folli” è riduttivo, per investire fondi pubblici in produzione fotovoltaica?
In cosa sarebbe d’aiuto è fin troppo facile evidenziarlo, perché trattasi di due temi di cui, se non fosse per le velleità politiche dei nostri telegiornali, e per le bende agli occhi che molti di noi gradiscono indossare, si parlerebbe in ogni edizione di ogni news di ogni emissione radiofonica, televisiva e telematica: la crisi energetica e la crisi climatica.
Ci insegnano gli umanisti che “crisi” significa “discontinuità”. Dopo la crisi le cose non saranno più le stesse, le cose toccate dalla crisi saranno diverse da prima.
Noi ci dobbiamo/vogliamo augurare che una delle due crisi, quella energetica, passi velocemente e che siamo in grado di superarla. L’altra, quella climatica, dovremmo evitare che arrivi al suo apice, perché sappiamo, per certo, di non avere strumenti per ripartire dopo tale discontinuità.
Lasciamo però ad altri momenti le dissertazioni su cose più grandi di noi (noi Italia), e torniamo al fotovoltaico. Brevemente: dai pannelli solari fotovoltaici si produce energia elettrica a impatto zero (perlomeno una volta costruiti e installati), e a costi variabili pressoché nulli. Punto. Nel senso che non ci sarebbe molto di più da dire, è una sentenza, è auto-esplicativa.
Chi come il sottoscritto ha reminiscenze ingegneristiche aggiungerà che il fotovoltaico è anche l’unico modo per produrre energia elettrica senza avere parti in movimento, il che è un naturale aiuto alla diminuzione dei costi di manutenzione di impianto.
Un tempo, fino a qualche anno fa, il fotovoltaico aveva tuttavia il peggiore dei problemi: il costo. E chi si ricorda il primo conto energia, si ricorda anche la quasi “vergogna” che si provava raccontando all’estero quanti soldi venivano elargiti agli operatori del settore solare in Italia, dove i pannelli, per comprensibilissime motivazioni economico-regolatorio-geografiche, avevano prezzi più elevati che nel resto d’Europa.
Ebbene, oggi non è più cosi. Il fotovoltaico oggi ha un prezzo oltre 10 volte inferiore a quello di 10/15 anni fa. Nel frattempo, guarda un po’, ci stiamo giocando il nostro pianeta, e i prezzi di mercato dell’energia sono alle stelle.
Semplice: è il momento giusto per il solare fotovoltaico. I denari pubblici, tanto agognati e bistrattati, andrebbero indirizzati li. Punto (di nuovo).
Decidano ministri, esperti, autorità, commissioni, commissari, il come e il dove, ma venga fatto ciò, e venga fatto presto. Vogliamo vederlo come un incentivo per le famiglie? Facciamo i conti all’ingrosso (come se esistesse un “Acquirente Unico” di pannelli fv e accumulatori: oggi il costo all’ingrosso di un kW per questo “AU FV” potrebbe essere intorno a 300 Euro. Mediamente una famiglia italiana consuma 3.000 kWh annui. Con 3 kW e un piccolo accumulo (che non ha costi irrisori, sia ben chiaro), la famiglia stessa potrebbe quasi essere completamente indipendente dalla rete.
Se si ragionasse su 2.000 Euro a famiglia per fv + accumulo, sarebbero 30/40 Miliardi di Euro di aiuti/sostegni. Sono un’enormità. Ma non sono numeri così lontani da quelli sentiti, negli ultimi 30 mesi, e a vario titolo, nelle discussioni e nei provvedimenti governativi di tre governi diversi. Il PNRR vale 55 miliardi.
Tempi? Lunghi, ovviamente. Se si fatica a trovare l’acqua frizzante, non si può certo pensare di ordinare decine e decine di container di pannelli, e vederli consegnati in poche settimane.
Ma il punto è la direzione da prendere. Lo Stato che toglie gli oneri di sistema (guarda un po’, se ne poteva fare a meno…) e gioca il ruolo dell’imprenditore nell’approvvigionamento del gas, potrebbe fare lo stesso per l’energia solare.
Le famiglie contribuiscono a 80 TWh di consumo sui circa 300 TWh di energia consumata annualmente in Italia. Ce n’è a sufficienza per affrancarci dal gas russo o di altre incerte provenienze? Forse non ancora, ma daremmo una bella mano, e sicuramente il prezzo scende, anche più velocemente di quanto non ci si potrebbe aspettare. Di sicuro, un, forse piccolo ma significativo, contributo a evitare la crisi climatica sarebbe da mettere nel conto.
Le aziende del settore (trader, produttori, installatori e distributori, progettisti) sono pronte a fare la propria parte. Ma, come recita un detto genovese, i soldi non crescono sugli alberi. E per le famiglie, oggi più che mai nella storia recente, i soldi sono o diventeranno presto un problema. Superato questo, non si può che stare meglio tutti.