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MET Group sostiene la creazione di una banca europea dell’Energia

lakatos benjamin forbes hungary

Quando parla Benjamin Lakatos, il mondo dell’energia in Europa ascolta — e sempre più spesso anche oltre i confini del continente. Di recente Lakatos, presidente e Group CEO di MET Group, si è espresso con forza a favore della creazione di una banca europea dell’Energia, con l’obiettivo di correggere parte del caos che spesso scuote i mercati energetici europei e genera instabilità diffusa.

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Fonte: Forbes

Come spiegato da Lakatos in un’intervista a Mlex, servizio di informazione energetica parte di LexisNexis, la banca europea dell’Energia potrebbe essere modellata sul funzionamento di una banca centrale.

Dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, i mercati energetici europei hanno vissuto forti turbolenze, con prezzi e forniture soggetti a continui sbalzi, spesso legati all’incertezza geopolitica e agli interventi degli Stati.

Alcuni dei normali strumenti di protezione del mercato, come i contratti a lungo termine, non hanno funzionato efficacemente, in gran parte perché venditori e acquirenti hanno percepito il mercato come troppo instabile per assumere impegni vincolanti di lungo periodo.

MET Group, con sede a Zugo, in Svizzera, sottolinea che l’idea di una banca europea dell’Energia non gode ancora di un consenso diffuso, anche se sono emerse proposte affini. Una di queste prevede che la banca europea dell’Energia possa nascere come emanazione della Banca Centrale Europea, una sorta di entità “figlia”.

Un’idea che avanza nei think tank

Il concetto di una banca europea dell’Energia sta trovando sempre più spazio anche nei think tank e nei workshop di policy.

«La banca europea dell’Energia avrebbe strumenti analoghi a quelli delle banche centrali: iniezioni di liquidità, “circuit breaker” nelle contrattazioni, allentamento delle richieste di margine, garanzie e supporto alle controparti», ha dichiarato Lakatos a Mlex.

Lakatos, 49 anni, è il dinamico leader di MET Group, conglomerato energetico europeo integrato che è cresciuto da società di trading del gas fondata nel 2007 fino a diventare un peso massimo del settore, attivo in 21 Paesi, 33 mercati energetici nazionali e 44 hub di trading.

In origine MET Group era una controllata di MOL, compagnia energetica ungherese. È diventata una società indipendente nel 2018 attraverso un management buyout.

La sede è stata trasferita a Zugo perché Lakatos — che ha guidato il buyout ed è il principale azionista del gruppo — riteneva la città una base più favorevole per la raccolta di capitali, sia dal punto di vista fiscale sia, con ogni probabilità, anche politico, sebbene non lo abbia dichiarato esplicitamente.

MET Group è acquirente di gas naturale liquefatto (GNL) statunitense per la distribuzione in Europa. Partendo dal gas naturale, il gruppo è fortemente impegnato anche nelle rinnovabili — eolico e solare — e nei sistemi di accumulo. Ha sposato il concetto di transizione energetica dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili, diventando un leader nei settori del solare, dell’eolico e dello storage.

L’azienda ha una visione orientata al futuro ed è posseduta per il 90% dai dipendenti, mentre il restante 10% è detenuto da Keppel Infrastructure di Singapore.

Nel gennaio 2026 Lakatos passerà dal ruolo di Group CEO a quello di presidente esecutivo, con un focus sulle strategie future.

Lakatos non sembra farsi illusioni sulla complessità del percorso necessario per convincere le istituzioni europee a sostenere la creazione di una banca europea dell’Energia, né sulla possibile lentezza dei governi e degli attori consolidati.

Un concetto senza precedenti

Il concetto di banca europea dell’Energia proposto da Lakatos è estremamente ambizioso e non ha precedenti esatti nel mondo. Tuttavia, richiama alla memoria la creazione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) da parte di Henry Kissinger nel 1974.

All’epoca si riteneva che l’IEA potesse agire, in parte, come una “banca del petrolio” e svolgere un ruolo attivo nel contrastare l’OPEC e i monopoli che controllavano il mercato del greggio, dopo l’embargo petrolifero arabo dell’autunno 1973. Con il tempo, però, la missione dell’IEA è cambiata, trasformandosi più in un’agenzia di coordinamento e informazione che in un organismo esecutivo.

La forte volatilità dei mercati energetici europei si riflette anche nei ricavi di MET Group. Lo scorso anno il gruppo ha registrato ricavi consolidati pari a 17,9 miliardi di dollari. Nel 2022, anno delle gravi carenze energetiche, i ricavi avevano raggiunto i 40,5 miliardi di dollari. Anche nel 2023 i ricavi sono rimasti elevati, attestandosi a 24,5 miliardi di dollari.

È interessante notare come la proposta di una banca europea dell’Energia emerga in un momento in cui numerosi leader di pensiero stanno cercando di rafforzare l’idea di un’identità europea condivisa.

Durante un incontro autunnale dell’Associazione Jean Monnet in Francia, al quale ero presente, si è discusso approfonditamente di come i cittadini dei 27 Stati membri dell’Unione Europea possano sviluppare un più forte senso di appartenenza comune. I membri dell’associazione hanno ritenuto che istituzioni europee più chiaramente definite e realmente operative possano contribuire in modo significativo a questo obiettivo.